Esiste ancora la notizia senza comunicato stampa?

Ma la notizia senza comunicato stampa esiste ancora?

Me lo chiedo provocatoriamente da sempre; pubblicamente da un paio di giorni. Una sorta di timore reverenziale verso un mondo che tuttora adoro, e di cui faccio parte, mi ha portato sempre a essere obiettiva con me stessa ma a evitare domande simili in pubblico. La considerazione, però, adesso va fatta. E non per vestirmi da maestrina e puntare il dito contro chi, quotidianamente e con grandi difficoltà, confeziona un prodotto informativo che raggiunge le nostre case (sotto forma di carta stampata, web, radio e tv). La considerazione va fatta perché forse – modestamente forse – in questi dubbi potremmo trovare una delle risposte alla crisi atavica che riguarda il mondo dell’informazione.

Mi è capitato di recente di acquistare i giornali con uno scopo preciso: volevo notizie su un fatto di cui ero a conoscenza. Ora, tutti i manuali di giornalismo vi avranno stancamente ripetuto la differenza tra un fatto e una notizia (e non è mia intenzione tediarvi ulteriormente); però io sapevo di un fatto notiziabilissimo e volevo leggere la notizia, conoscere i dettagli, approfondire. Sapete cosa è successo? Del fatto notiziabile neppure l’ombra; neanche un trafiletto di quelli in cui spesso – ahimé – si nascondono agevolmente le notizie. Niente di niente. E allora mi sono rassegnata. Poi, passati un paio di giorni, quando io oramai ero rassegnata a non saperne di più, su quel fatto, sono “usciti” numerosi comunicati stampa politici e non, tante note stampa da rendere necessaria una narrazione giornalistica. E solo allora il fatto – notiziabile in origine – è diventato notizia. Ma lo è diventato non in quanto notizia ma come dichiarazioni di personaggi pubblici su un fatto. Una sorta di “me ne lavo le mani, lo dicono loro”.

E allora io mi chiedo: che senso ha un’informazione che è solo megafono di comunicazioni oramai alla portata di tutti?

Francamente non lo so, mi interrogo. E vorrei lo facessero tutti quelli che fanno parte di questo mondo. Evidentemente è così che nascono i giornali omologati, le notizie fotocopia e i pezzi – su testate differenti – che sembrano scritti tutti dalla stessa mano…

Domanda per giornalisti

Ho una domanda (provocatoria) da fare ai giornalisti: perché, quando muore qualcuno, infarcite gli articoli di post pubblici di commento alla scomparsa scritti dagli amici del malcapitato?

Pensate che l’utente medio – qualora interessato, con un gesto di profondo voyeurismo – non sappia cercarli? O li ritenete essenziali per l’informazione?

Traduco: pensate di avere lettori stupidi? O avete un concetto di giornalismo distorto?

Casalino, Mentana, le scuse e il video “scomparso”

Avrei voluto segnalare con qualche giorno di ritardo il triste video di Rocco Casalino – capo della comunicazione del M5S – che passa una notizia in anteprima a Mentana nel corso di una delle tante maratone politiche.

Avevo da parte il link con il video pubblicato nelle ore successive da Repubblica. Lo avevo condiviso di Facebook e aspettavo di commentare con calma, approfondendo l’argomento.

Mentre mi accingevo a postare il link di Repubblica, accompagnato da qualche mia personalissima considerazione, ho scoperto che sul sito del giornale il video non è più disponibile.
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E allora ho deciso di approfondire. Ho scoperto che quelle immagini restano ancora su Youtube e vi chiedo di guardarle.

Poi ho scoperto da Fanpage.it  che Casalino si è scusato con Mentana, che il video doveva restare privato ed era solo goliardico.

A questo punto, premettendo che non ho assolutamente intenzione di salire in cattedra e spiegare cose del mestiere a chi ne sa più di me, qualche considerazione vorrei farla.

Innanzitutto, non è poco serio inviare la notizia prima a Mentana e poi alle agenzie?

Ok, è in corso una maratona; ma le agenzie non lavorano 24 ore su 24?

Perché realizzare un video, anche se goliardico?

Soprattutto, consentitemelo, qualcosa non funziona: se quel video doveva restare privato e goliardico, perché è finito sui giornali? Chi lo ha regalato all’esterno? E perché?

Come mai sul sito di Repubblica è sparito il collegamento al video?

Il tono da marachella adolescenziale resta; resta anche, a mio avviso, una pessima figura. E un clima che, prescindendo da considerazioni politiche che non mi appartengono, non mi piace.

 

Gli italiani, l’informazione e internet

Mi fa piacere proporvi, anche per un sano spirito di riflessione, un pezzo apparso poco fa sull’edizione on line de L’Internazionale. Parla del rapporto di noi italiani con i media (in particolar modo quelli on line) e l’informazione. Il pezzo dal titolo “Disinformati, disintermediati, ma molto coinvolti” è a firma di Annamaria Testa.

Ci sarebbero tante riflessioni da fare. Io vi lascio con un’immagine che parla da sola. Ieri in chiesa un tizio ha tenuto il cellulare acceso per tutta la durata della cerimonia. Credevo chattasse. O che stesse cercando informazioni di vitale importanza. Niente di tutto questo: scrollava nevroticamente la home di Facebook. #hodettotutto

 

Se il lettore si interroga sul rapporto tra diritto di cronaca e rispetto delle persone…

Torno a scrivere dopo tanto tempo per una considerazione che stamattina mi è venuta spontanea. Riguarda il rapporto tra il diritto di cronaca e il rispetto delle persone. Io ne ho sempre parlato. Ne hanno sempre parlato gli addetti ai lavori. Ma, sfogliando le pagine dei social e del Corriere della Sera, stamattina ho notato che sono stati alcuni lettori a porsi domande circa il bilanciamento tra il diritto di cronaca e il rispetto delle persone. E ne sono stata felice.
Non ho letto i resoconti di cronaca a cui si fa riferimento. Ma sono contenta di leggere queste lettere.
Un lettore che pone l’interrogativo #etico e di #coscienza a un #giornalista è sempre una bella notizia, specie se le considerazioni nascono sul delicato rapporto tra diritto di cronaca e rispetto delle persone.

http://www.corriere.it/lettere-al-direttore/12-02-2018/index.shtml